Fonti aperte hanno riportato che il 16 giugno a Brescia è stata recapitata presso la sede di una formazione politica una busta contenente polvere bianca, così come lo stesso giorno a Milano presso gli uffici di Regione Lombardia. In entrambi i casi le buste non sono state aperte dagli addetti. L’intervento dei Vigili del Fuoco è stato immediato: sospetta antrace. Questa è conosciuta anche con il nome di carbonchio a causa del colore nero delle lesioni cutanee che si sviluppano nelle vittime, è un’infezione batterica, molto rara ma grave, causata dall’organismo bacillus anthracis). Nel bresciano c’erano già stati episodi del genere con sostanze sospette indirizzate all’asilo di Montichiari (2012), al commissariato Carmine della Polizia di Stato (2013) e al municipio di Flero (2014). Si è sempre trattato di falsi allarmi, ma in altre parti del mondo così non è stato. Negli Stati Uniti, da settembre a novembre 2001, subito dopo gli attentati dell’11 settembre, tramite il servizio postale federale, furono spedite diverse lettere contenenti antrace, che provocarono la morte di 5 persone e la malattia di 17. Il responsabile era un esperto di bioterrorismo. Le lettere all’antrace non rappresentarono un episodio isolato di terrorismo: negli anni Ottanta e Novanta diversi gruppi eversivi americani avevano già fatto uso di agenti biologici in attentati. Gli episodi appena accaduti a Brescia e a Milano mi offrono lo spunto per suggerire la procedura da adottarsi nel caso sia rinvenuta una sostanza sospetta all’interno di un plico inavvertitamente aperto.
In tal caso è necessario:
• mettere il plico dentro un contenitore sigillato di plastica o coprirlo con un indumento, un foglio di carta, un bidone della spazzatura ecc.;
• coprire altresì il materiale fuoriuscito senza raccoglierlo;
• spegnere gli impianti di riscaldamento, climatizzazione e ventilazione;
• allontanarsi dal luogo contaminato dopo aver chiuso porte e finestre e senza toccare null’altro nella stanza o nel reparto;
• procedere a un accurato lavaggio delle mani con abbondante sapone utilizzando anche uno spazzolino per pulire eventuali tracce di sostanza che si fossero infilate sotto le unghie (il personale presente nella stanza o nel locale al momento dell’apertura del plico deve considerarsi potenzialmente esposto, così come chiunque entrato successivamente senza protezione adeguata);
• allertare le autorità e seguire le indicazioni delle autorità sanitarie e dei Vigili del Fuoco.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sancito che è prioritario preparare piani di emergenza al fine di fronteggiare eventuali attacchi bio-terroristici, piani che prevedono la realizzazione di una rete di laboratori in grado di diagnosticare malattie infettive inusuali e l’istituzione di dipartimenti per lo studio delle malattie infettive. Nel 2018 la polizia di Colonia (Germania) ha arrestato un ventinovenne tunisino trovato in possesso di ricina, estratta in un laboratorio artigianale che aveva ricavato all’interno della sua abitazione; sarebbe stata sua intenzione costruire un ordigno esplosivo improvvisato con all’interno la pericolosa sostanza (si tratta di una citotossina ricavata dalla pianta del ricino comune e conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà letali). Tale episodio ci invita a non sottovalutare la minaccia bio-terroristica.